Venezia: Un'Elegia Gotica di Acqua e Decadenza
- Max RAMPONI
- 7 set 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 25 set 2024

Venezia non è solo una città, è uno spirito intrappolato in un corpo in decomposizione. Ogni passo tra le sue calli anguste ti fa percepire il respiro pesante del tempo, un soffio di malinconia che impregna l'aria di salsedine e rovina. Il mare, che la abbraccia e la corrode, è un amante traditore: un tempo fonte di gloria e ricchezza, oggi è il suo carnefice, pronto a inghiottirla inesorabilmente. La città si arrende, ma lo fa con la dignità di una regina decadente che ancora si agghinda con le sue vesti di marmo logoro e di ponti che scricchiolano come ossa stanche.

C’è un odore inconfondibile che ti avvolge a ogni angolo: l’umidità del mare misto alla pietra antica, un profumo quasi dolciastro che evoca decadimento e vita stagnante. È come se Venezia stesse lentamente marcendo, ma non può fare a meno di emanare una bellezza struggente. Ogni canale è uno specchio cupo che riflette l'anima della città, dove persino la luce del sole sembra velata da un grigio perpetuo. È un luogo di contrasti, dove la magnificenza dei palazzi gotici si scontra con l’acqua che scivola minacciosa sotto i loro piedi, pronta a reclamare ciò che una volta apparteneva al mare.

Le facciate dei palazzi si sgretolano come antichi volti segnati dal tempo. Un tempo imponenti, oggi sembrano rifiutarsi di morire completamente, aggrappandosi alla loro ultima parvenza di nobiltà. Dai balconi cadono frammenti di pietra come lacrime silenziose, mentre sotto i ponti l’acqua nera gorgoglia con una risata spettrale. Camminando nelle calli deserte al calar della sera, ti sembra di percepire i passi di chi, secoli prima, ha attraversato quei vicoli – uomini e donne avvolti in mantelli scuri, le loro ombre proiettate dai lampioni tremolanti.

E poi ci sono le maschere. Non quelle luccicanti e vivaci del Carnevale, ma maschere più antiche, più sinistre, che emergono dalla nebbia come spettri. Sono volti bianchi, inespressivi, che ti osservano da dietro le finestre socchiuse dei palazzi o sbirciano dai vicoli più oscuri. C'è una presenza in Venezia, una sensazione di essere costantemente osservati, come se la città stessa avesse occhi e orecchie nascosti dietro ogni pietra, ogni ponte, ogni calle buia.

I fantasmi di Venezia sono reali. Non sono solo memorie di un passato glorioso, ma presenze palpabili. Ogni scorcio della città ti riporta indietro nel tempo, quando il potere e la corruzione danzavano mano nella mano nei palazzi del Doge. Le maschere della peste, con i loro inquietanti becchi lunghi, sembrano ancora vagare per le calli, figure spettrali che ti ricordano che, in questa città, morte e bellezza sono inseparabili. Thomas Mann lo aveva capito bene: Venezia è una città che incanta e distrugge allo stesso tempo. È un luogo dove la bellezza non può essere separata dalla decadenza, dove l'estasi è sempre accompagnata dalla rovina.

Passeggiare di notte per Venezia è come entrare in una cattedrale gotica a cielo aperto, un mausoleo costruito per celebrare la fragilità dell’esistenza. I canali, scuri e misteriosi, sembrano chiamarti a immergerti nelle loro acque fredde, come se sotto la superficie nascondessero segreti millenari. Il suono dei remi che fendono l’acqua calma è interrotto solo dal richiamo distante di un gabbiano, ma anche quello suona come un grido di un’anima perduta.

Venezia è un luogo dove la morte non è mai lontana. Il silenzio dei suoi vicoli è infranto solo dall’eco dei tuoi passi, e a ogni svolta senti che potresti incontrare una figura velata, un altro fantasma che vaga in cerca di qualcosa che ha perduto da tempo. Eppure, in tutta questa decadenza, c’è una bellezza che non può essere ignorata. Venezia è una città che muore ogni giorno, ma lo fa con una grazia ineguagliabile, trascinandoti con sé in un vortice di emozioni contrastanti: malinconia, fascino, terrore.

Venezia non è una città che si visita, è una città che si vive, che ti entra nelle ossa. È un luogo dove il passato è sempre presente, dove il decadimento non è altro che una lenta e inesorabile celebrazione della bellezza effimera. Camminare per le sue strade è come sfogliare un libro di memorie ingiallite, dove ogni pagina è intrisa di lacrime e sale marino.

Venezia non morirà mai davvero, perché la sua anima è immortale.
Ma chiunque la visiti sa che, in fondo, sta assistendo a un lungo, magnifico addio.
© Max Ramponi 2024 - Riproduzione Riservata
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