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Trump, Putin e la Farsa della Diplomazia UE: L’Europa Tagliata Fuori dalla Storia

Aggiornamento: 18 feb


UUE

Trump, Putin e la farsa della diplomazia UE si manifestano in tutta la loro evidenza con un semplice gesto: una telefonata e il mondo cambia. Nessun preambolo, nessuna discussione inutile, solo un annuncio: la guerra in Ucraina deve finire. Un gesto che non è solo simbolico, ma una dimostrazione di potere puro. L’incontro chiave per decidere il destino del conflitto non avviene in Europa, non viene discusso nei palazzi di Bruxelles, né passa dalle mani della NATO. No. Il grande vertice si tiene in Arabia Saudita, convocato da due uomini che hanno deciso che è giunto il momento di riscrivere la storia senza dover chiedere il permesso a nessuno. Il grande escluso? L’Unione Europea, che con il solito riflesso pavloviano si indigna, protesta, convoca riunioni d’emergenza, ma che, alla fine, non conta assolutamente nulla.


Mentre la macchina diplomatica si muove con una rapidità inusuale, Trump, Putin e la farsa della diplomazia UE diventano sempre più evidenti. L’Europa si scopre ridotta a mera comparsa in una vicenda che ha contribuito a infiammare, ma su cui non ha alcun controllo. Per mesi ha finanziato l’Ucraina con miliardi in aiuti militari, si è autoproclamata baluardo della democrazia occidentale, ha imposto sanzioni alla Russia e ha riempito gli schermi televisivi con proclami sulla libertà e la resistenza. E ora? Ora si ritrova a guardare da bordo campo mentre gli Stati Uniti e la Russia negoziano il futuro dell’Ucraina, con Zelensky che, suo malgrado, dovrà adattarsi alla nuova realtà.


Trump prende il telefono, chiama Putin, e in meno di due settimane la macchina diplomatica si mette in moto. Niente consigli, niente summit infiniti, niente burocrati europei intenti a scrivere comunicati stampa che nessuno leggerà. Il potere vero funziona così: rapido, diretto, brutale. Il ridimensionamento della NATO è solo una delle molte conseguenze. Per anni l’alleanza atlantica si è percepita come pilastro della sicurezza globale, come l’ultimo baluardo dell’Occidente. Ora scopre di essere irrilevante. Trump e Putin parlano, negoziano, decidono. La NATO? Silenzio. L’UE? Un’ombra che protesta, convoca riunioni, si strappa le vesti, ma senza ottenere niente.


Nel frattempo, in Europa si respira un’aria di sgomento misto a ridicolo. Macron convoca un vertice d’emergenza a Parigi, Scholz telefona disperatamente alla Casa Bianca per capire se qualcuno, almeno per cortesia, vuole informarlo sugli sviluppi. Von der Leyen si affretta a rilasciare dichiarazioni solenni sull’importanza del ruolo dell’Unione Europea, ignorando l’evidente: nessuno a Washington o Mosca si preoccupa minimamente di ciò che Bruxelles ha da dire. L’Arabia Saudita, con il suo principe ereditario Mohammed bin Salman, si propone come arbitro della pace mondiale. Un dettaglio che dovrebbe far riflettere su come il baricentro del potere globale stia rapidamente cambiando. L’Europa si immagina ancora il centro del mondo, mentre il mondo ha smesso da tempo di considerarla tale.


Eppure, il paradosso è evidente: Trump, Putin e la farsa della diplomazia UE mostrano un'Europa che ha spinto l’Ucraina a resistere, a inviarle armi, a foraggiare la guerra con fondi, retorica e sanzioni. Ma quando arriva il momento di decidere la pace, non è nemmeno invitata al tavolo. Una situazione grottesca, resa ancora più ironica dal fatto che la stessa UE continua a ripetere, con incredibile candore, di essere una potenza geopolitica. Qualcuno dovrà pur spiegare ai contribuenti europei che hanno finanziato questa guerra per scoprire, alla fine, di non avere alcuna voce in capitolo sulla sua conclusione.


Mentre i leader occidentali si dimenano in un mare di dichiarazioni d’indignazione, il vero gioco si svolge altrove. Trump e Putin decidono, l’Arabia Saudita media, e l’Ucraina viene trattata come una pedina sacrificabile, una realtà amara per Zelensky, che fino a ieri veniva acclamato come eroe della resistenza. L’Europa scopre troppo tardi che non bastano slogan sulla democrazia per sedersi al tavolo dei potenti. Non basta stanziare miliardi in aiuti se poi si è privi di una visione strategica. E di certo non basta indignarsi dopo essere stati ignorati.


Questa è la lezione che l’Unione Europea si rifiuta di imparare: il potere si esercita con l’azione, non con le dichiarazioni. Mentre Bruxelles si affannava a scrivere risoluzioni, il mondo reale si è mosso senza di lei. Ora può solo guardare mentre altri decidono il futuro, con la stessa espressione di chi scopre, troppo tardi, di essere stato invitato alla festa solo per portare il vino, non per sedersi al tavolo degli adulti.

 

© Max Ramponi, 2025 | Tutti i diritti riservati.

 
Crediti foto

L'immagine di copertina è tratta dall'articolo del Corriere della Sera, disponibile a questo link,

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