Perché Amo i Pink Floyd (Ma Potrei Benissimo Odiare di Amarli)
- Max RAMPONI
- 10 ott 2024
- Tempo di lettura: 4 min

Io amo i Pink Floyd. Sì, li amo. E li amo perché ogni volta che qualcuno ha la brillante idea di postare una loro canzone, io devo fermarmi, isolarmi dal mondo, e ascoltare tutto l’album da cui quella canzone è stata ingiustamente strappata. Come se fosse un crimine contro l’umanità fermarsi a un solo brano. Grazie, Pink Floyd, per questa schiavitù.
Li amo perché i loro live non posso limitarli a “sentirli”: no, devo pure guardarli. E non perché sono un patito di concerti, ma perché loro devono sempre metterci l’elemento visivo, così coinvolgente da tenerti inchiodato al divano. E io, che contrariamente a quanto sembri, ogni tanto avrei anche altro da fare, mi ritrovo con lo sguardo fisso su schermi dove si muovono luci, fumi e proiezioni ipnotiche.
Li amo perché, ogni volta che ho provato a fare una raccolta delle loro “migliori” canzoni, mi sono reso conto che non si può. Finisci per fare una playlist di interi album, e non puoi farci nulla. Sono riusciti persino a fare un Best Of loro, ma a me i Best Of non piacciono, e il fatto che i loro siano perfetti mi irrita. È difficile non sopportare qualcosa di perfetto, vero?
E poi Pompei, maledetta Pompei. Hanno preso un posto leggendario e ci hanno fatto un concerto che è diventato un’icona. E non basta che suonino bene, no: devono farlo anche con una regia spettacolare, con Nick Mason che in One of These Days sembra posseduto dal suo charleston, tanto che quasi mi fa venire voglia di imparare a suonare la batteria.
Certo, come no.
Amo Interstellar Overdrive perché mi fa sentire come se stessi viaggiando nello spazio. Il problema? Non posso ascoltarla in bicicletta senza rischiare la vita. Grazie, Pink Floyd, per la labirintite a minuto 8:40.
Li amo perché, quando si sono messi a cantare di biciclette, l’hanno fatto con quella spocchia di chi sa che renderà epico persino un giro al parco. E li amo perché Ummagumma è un album che non riesco a farmi piacere fino in fondo, anche se ogni tanto è talmente assurdo che mi fa ridere.
E poi c'è Atom Heart Mother. Lo amo perché è un crescendo di emozioni, sempre uguale, sempre dannatamente perfetto, senza mai una sbavatura. E odio il fatto che sia così affidabile nel regalare emozioni. Oh, e quei 30 secondi di silenzio che ti fanno pensare che il lettore mp3 sia morto? Complimenti, un vero colpo di genio per farmi perdere la pazienza ogni volta.
Li amo per One of These Days, perché quel basso ha reso la sigla di Dribbling negli anni '90 un capolavoro inaspettato. Sì, perché riescono a rendere memorabile qualsiasi cosa.
E poi c’è Echoes: 23 minuti di pura ipnosi, dove ogni suono è come una lama che ti entra nel cervello e ci resta per sempre. Come puoi non amarli, quando basta un sonar per risvegliare ricordi che pensavi di aver sepolto?
Li amo per Obscured by Clouds, un album che, se fosse stato di un altro gruppo, sarebbe venerato come un capolavoro. Ma loro no, loro dovevano usarlo come apripista per qualcosa di ancora più grande. Perché con i Pink Floyd, la parola “bello” non basta mai.
E poi c'è The Dark Side of the Moon, che funziona con tutto, persino con Il Mago di Oz. E quando lo scopri, sei fottuto. Perché adesso lo devi provare, e poi non riesci più a guardare Dorothy senza pensare ai Pink Floyd. E quell’album, ovviamente, è stato comprato da una persona su 120 in tutto il mondo. Non potevano semplicemente restare un po' più di nicchia, eh?
Amo Money, con il suo groove irresistibile, ma odio quanto Time riesca a essere ancora meglio, con quel ticchettio di orologi che ti fa venir voglia di fermare il tempo. E amo Wish You Were Here perché mi accompagna mentre faccio la barba la domenica mattina. No, non è un rito zen, è che non riesco a fermarmi prima che l’album sia finito.
Li amo per Shine On You Crazy Diamond, perché quell'introduzione ti fa pensare che il tempo si sia fermato... peccato che duri troppo poco. Certo, 26 minuti sono pochi, vero? Ma quando finisce, io voglio sempre premere “repeat”. E li odio per questo.
Amo la dolcezza della chitarra di Gilmour che ti coccola e ti fa sentire come se fossi immerso in una nuvola di suoni. E poi arriva Animals, e scopri che ci sono ancora pezzi di loro che non conosci abbastanza, e la cosa ti fa sentire in colpa.
Ma più di tutto, amo The Wall. Amo il modo in cui Roger Waters ci infila la sua megalomania in ogni nota, con quelle urla che ti trapassano l’anima. Amo il fatto che abbiano pensato a tutto, anche a far schiantare aerei sul palco durante i concerti. E sì, li amo perché mi sono perso quella roba epica.
E poi c’è The Final Cut, che è l’ultimo bacio, quello che sai che ti spezzerà il cuore. È un album che ti fa sentire come se stessi assistendo alla fine di qualcosa di meraviglioso, e tu non puoi fare altro che guardare.
Dunque sì, li amo, dal primo all'ultimo, perché sono così dannatamente bravi che non puoi fare a meno di loro, anche quando vorresti. Perché se avessero continuato a suonare insieme, chissà quanti capolavori avrebbero ancora tirato fuori, ma non importa, perché ci hanno già lasciato tutto quello che serve per riempire una vita intera di ascolti.
Andate a quel paese, Pink Floyd... ma restate sempre nei miei ascolti. E grazie, perché senza di voi il mondo sarebbe un posto un po’ meno interessante.
© Max Ramponi, 2024 | Tutti i diritti riservati.
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