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La Mia Prima Avventura nella Medina di Sfax: Un Viaggio Esotico nel Cuore della Tunisia

Aggiornamento: 25 set 2024

MEDINA DI SFAX

Era il 2001, e la mia vita stava per cambiare radicalmente. Mi ero appena trasferito a Sfax per lavoro, lasciandomi alle spalle il familiare per abbracciare l'ignoto. Avevo sentito parlare della Tunisia, delle sue antiche tradizioni, e dei suoi mercati vibranti, ma nulla avrebbe potuto prepararmi alla mia prima immersione nella medina di Sfax. Quella giornata rimarrà per sempre impressa nella mia memoria, come un'esperienza esotica e indimenticabile, dove ogni passo mi avvicinava sempre più a un mondo che fino a quel momento avevo solo immaginato.

 

Attraverso Bab Diwan: L’Ingresso nella Medina di Sfax

BAB DIWAN |
la porta di ingresso alla Medina di Sfax | BAB DIWAN

Quando mi trovai di fronte a Bab Diwan, la storica porta d’ingresso della medina di Sfax, il mio cuore iniziò a battere più forte. La porta, massiccia e ricca di dettagli intricati, sembrava custodire un mondo intero al di là delle sue mura. Sentivo un misto di eccitazione e timore reverenziale mentre mi preparavo a varcare quella soglia, consapevole che stavo per entrare in un luogo dove il tempo sembrava essersi fermato.


Superato l’arco di pietra, mi ritrovai immerso in un dedalo di stradine strette e tortuose, come se avessi attraversato un portale temporale che mi aveva catapultato in un’epoca lontana. La medina di Sfax mi avvolse immediatamente con i suoi colori vivaci, i suoi suoni esotici e i suoi profumi inebrianti. Ogni passo che facevo mi conduceva sempre più lontano dalla realtà che conoscevo, spingendomi in un’avventura che sembrava uscita dalle pagine di un romanzo d'altri tempi.

 

Luce e Ombre nella Medina di Sfax: Un Gioco di Colori Ipnotico

La prima cosa che mi colpì, una volta entrato nella medina di Sfax, fu la luce. I raggi del sole tunisino filtravano tra i tessuti appesi alle bancarelle, creando un gioco di ombre e colori che danzavano sulle antiche pareti delle case. Era come camminare in un sogno, dove ogni cosa brillava di una luce propria, rendendo l’intero ambiente surreale e magico.

MEDINA

I tessuti, leggeri come veli, ondeggiavano al minimo soffio di vento, proiettando sulle strade un caleidoscopio di colori vivaci: rosso, arancio, turchese, viola. Ogni angolo della medina era un dipinto in movimento, una scena che si trasformava continuamente sotto i miei occhi. La luce del sole accentuava i contrasti tra le ombre fresche dei vicoli e la brillantezza dei colori esposti, immergendomi in un mondo fatto di meraviglie visive.

 

Il Profumo della Medina di Sfax: Un Tuffo nei Sensi

Non erano solo i colori a catturare la mia attenzione. L'aria della medina di Sfax era satura di profumi che avrebbero potuto stordire i sensi di chiunque. Ogni respiro era un'esplosione di odori: l'aroma pungente delle spezie, la dolce fragranza dei datteri freschi, l'odore penetrante del cuoio lavorato, e quella nota inconfondibile di incenso che sembrava provenire da ogni angolo nascosto.


Mi fermai davanti a una bancarella di spezie, attratto dai colori e dai profumi. Sacchi di juta straripavano di cumino, curcuma, zafferano, peperoncino e cannella, creando una tavolozza di colori che andava dal giallo oro al rosso scuro. I venditori, con il loro sorriso affabile, mi invitavano a toccare, annusare, assaporare. Le loro mani, abili e veloci, mescolavano le spezie con una destrezza che parlava di anni di esperienza. Ogni gesto era un rituale, ogni parola un invito a esplorare più a fondo quel mondo affascinante.

MEDINA SFAX
 

Un Labirinto Vivo: Le Strade della Medina di Sfax

Addentrandomi sempre di più nelle stradine della medina di Sfax, mi resi conto che stavo esplorando un vero e proprio labirinto vivo, dove ogni passo mi portava in un nuovo universo. Le vie, strette e tortuose, sembravano intrecciarsi in un disegno caotico ma affascinante, dove era facile perdersi. Ma il perdersi non era motivo di paura, al contrario, era un invito alla scoperta, alla meraviglia.

MEDINA

Le strade erano lastricate di pietre antiche, lisce per l’usura, e ogni passo risuonava come un eco di tempi passati. Alcuni tratti erano scivolosi, levigati dal passaggio di innumerevoli piedi, mentre altri erano coperti di polvere fine, che si sollevava leggera al mio passaggio. Sentivo sotto i piedi la storia stessa della medina di Sfax, una storia fatta di mercanti, pellegrini, viaggiatori e abitanti che avevano calpestato quelle stesse pietre secoli prima di me.

MEDINA

Ma non era solo la pavimentazione a raccontare storie. I rumori della medina erano un sottofondo costante, una sinfonia disordinata ma affascinante. Il rimbombo dei carretti carichi di merci che attraversavano le strade, il tintinnio delle monete nelle mani dei venditori, le risate dei bambini che correvano tra le bancarelle: tutto contribuiva a creare un'atmosfera viva, pulsante di energia. Non c'era un attimo di silenzio, ma ogni suono sembrava parte di un'orchestra ben orchestrata, dove ogni elemento aveva il suo ruolo preciso.

 

I Souk della Medina di Sfax: Cuore Pulsante di Vita

La mia esplorazione mi condusse inevitabilmente nei souk, i mercati coperti che formano il cuore pulsante della medina di Sfax. Entrare in un souk era come penetrare in un mondo parallelo, dove ogni angolo nascondeva tesori inaspettati e ogni passo era una nuova scoperta. I vicoli si facevano più stretti, le bancarelle più numerose, e la folla più densa. Ogni souk aveva la sua anima, il suo carattere unico, definito dalle merci esposte e dalle persone che lo popolavano.

MEDINA

Nel souk delle spezie, mi trovai circondato da un arcobaleno di colori e profumi. I sacchi di spezie, disposti con cura, creavano una tavolozza che andava dal giallo oro al rosso scuro, dal verde brillante al marrone terroso. L’aria era satura di aromi intensi: il caldo del peperoncino, la dolcezza della cannella, il mistero del cardamomo. I venditori, esperti narratori, descrivevano le origini delle spezie, i loro usi, e i segreti che le rendevano così preziose. Ogni parola, ogni gesto, era un invito a scoprire di più, a immergermi completamente in quel mondo fatto di sapori e profumi.

MEDINA

Nel souk dei tessuti, l'atmosfera era altrettanto affascinante. Le stoffe pendevano dalle bancarelle in un trionfo di colori e trame: seta lucente, cotone morbido, broccato elaborato. Ogni tessuto raccontava una storia, ogni motivo decorativo era un simbolo di una tradizione antica. I mercanti srotolavano le stoffe con gesti rapidi e fluidi, mostrando la qualità del materiale e l’abilità degli artigiani che lo avevano prodotto. Ogni pezzo era unico, un’opera d’arte che rifletteva la ricchezza culturale della Tunisia.

MEDINA

Nel souk degli artigiani, l’atmosfera era più intima, quasi sacrale. Il suono del martello che modellava il metallo si univa al ritmo costante della lima che rifiniva il legno. Le botteghe, piene di oggetti straordinari, sembravano uscire direttamente da un racconto delle Mille e Una Notte: lampade in rame cesellato, gioielli d’argento finemente lavorati, ceramiche dipinte a mano. Ogni artigiano lavorava con la maestria di chi ha imparato il mestiere dai propri padri e dai propri nonni, creando oggetti che non erano semplici merci, ma vere e proprie opere d’arte.

MEDINA
 

La Mia Prima Volta nella Medina di Sfax: Un'Introduzione Unica

Ricordo perfettamente la prima volta che entrai nella medina di Sfax. Ero accompagnato da un collega italiano, che aveva il compito


di introdurmi presso alcuni dei nostri clienti locali. La medina, con il suo labirinto di stradine e le botteghe stipate di mercanzie, era un luogo che sembrava uscito da un altro tempo. Le botteghe che visitammo erano piccole, spesso fatiscenti, con pareti scrostate e pavimenti coperti di polvere. L'aria era satura dell'odore acre del cuoio conciato e della colla utilizzata per confezionare le scarpe e le borse. Ovunque guardassi, vedevo il segno tangibile del lavoro artigianale che rendeva quel luogo unico.


I nostri clienti erano importatori di articoli di maroquinerie, che poi rivendevano ai laboratori artigianali sparsi per la medina. Questi laboratori, a loro volta, confezionavano calzature e borse in cuoio, realizzate a mano con un'abilità che solo anni di esperienza potevano conferire. Camminando per le strette vie, notai giovani ragazzi seduti per terra, intenti a martellare i tacchi delle scarpe, a cucire tomaie o a lucidare borse che, una volta terminate, sarebbero state vendute nelle bancarelle dei centri turistici lungo la costa tunisina.


L'odore di cuoio e colla impregnava l'aria, rendendo alcune vie quasi irrespirabili, mentre il rumore delle vecchie macchine da cucire Singer, con le loro pedaliera in ferro battuto, riempiva ogni angolo. Mi ricordai di mia nonna, che ne aveva una simile, e il suono familiare della macchina mi riportò indietro nel tempo, creando un contrasto nostalgico con l'atmosfera caotica e vibrante della medina.


Uno dei nostri clienti più importanti era un certo Mohamed Besbes. Un uomo di mezza età, tra i 40 e i 50 anni, con tratti che non si accordavano del tutto con l'idea stereotipata del nordafricano. Non era molto alto, indossava grandi occhiali da vista stile Ray-Ban da pilota, ed era fortemente stempiato, con capelli castano chiaro che contrastavano con la carnagione scura tipica della regione. Ma ciò che colpiva maggiormente erano i suoi occhi, di un raro e sorprendente colore verde oliva, che sembravano scrutarti fin nel profondo.


Besbes era un fumatore incallito, e una sigaretta sembrava non mancare mai dalle sue dita. Quando entrammo nella sua minuscola bottega, ci fece accomodare su un paio di sgabelli di plastica bianca, ormai diventati neri per via della polvere accumulata negli anni. Mentre discutevamo di affari, chiamò uno dei ragazzi della bottega e gli mise in mano alcune monete. Poco dopo, un signore arrivò con un vassoio di metallo, sopra il quale vi erano piccoli bicchierini di vetro contenenti tè alla menta e caffè.


A noi fu servito il caffè. I cucchiaini d’argento erano così sottili che sembrava bastasse solo guardarli perché si piegassero. Su un pezzettino di carta da giornale erano posizionati alcuni cubetti di zucchero. Ne presi uno, convinto che si sarebbe sciolto subito nel caffè. Invece, era così duro che ci volle un bel po’ per farlo sciogliere, e il cucchiaino si piegò più volte sotto la pressione dei miei tentativi. Il caffè stesso non era dei migliori: molto forte, al limite del bruciato. Ma che dire, bisogna provare tutto nella vita, pensai. Quello fu solo il primo di una lunga serie di caffè che avrei bevuto negli anni a venire, ognuno con il suo carattere unico, spesso forte e deciso, come il popolo tunisino.

 

Le Fotografie di Questo Articolo: Un Viaggio nel Tempo

Prima di concludere, vorrei fare una piccola precisazione: le fotografie che vedete in questo articolo non sono state scattate durante quella mia prima giornata nella medina di Sfax. Al tempo, non mi ero ancora avvicinato al mondo della fotografia. Fu solo qualche anno più tardi, quando i primi cellulari con fotocamera iniziarono a entrare in commercio, che cominciai a scattare le mie prime foto. Certo, rispetto agli smartphone di oggi, quei dispositivi sono preistoria, sia in termini di prestazioni che di funzioni. Ma mi piace pensare di aver assistito all'avvento dei cellulari, dalla fine degli anni '80 fino ad oggi. Di questo, però, parlerò in un altro articolo.

medina

Oggi, quando ripenso a quella giornata, mi sento fortunato ad aver avuto l'opportunità di scoprire un angolo di mondo così autentico e speciale. La medina di Sfax non è solo un luogo da visitare, ma un'esperienza da vivere, con tutti i sensi. È un tuffo in un passato che continua a vivere nel presente, un viaggio che non smette mai di sorprendere e affascinare.

 

© Max Ramponi 2024 - Riproduzione Riservata

 

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