L'Unione Europea deve agire come un unico Stato: il sogno dei burocrati, l'incubo dei cittadini
- Max RAMPONI
- 18 feb
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 19 feb

Mario Draghi, l'ex presidente della Banca Centrale Europea, ha recentemente dichiarato che "l'Unione europea deve agire come un unico Stato". L'affermazione, riportata in un articolo de Il Giornale ( https://www.ilgiornale.it/news/politica-economica/draghi-lunione-europea-deve-agire-unico-stato-2439741.html ), solleva interrogativi inquietanti sul futuro della sovranità nazionale, sul destino degli stati membri e sul pericolo di una tecnocrazia sempre più arrogante e invasiva. Ah, l'Europa: il sogno dei burocrati, l'incubo dei cittadini.
Immaginate una riunione segreta in qualche oscuro palazzo di Bruxelles: una manciata di tecnocrati con le loro cravatte impeccabili, discutendo con aria compiaciuta su come rendere la vita degli europei sempre più difficile e ingabbiata in regolamenti assurdi. "Dobbiamo agire come un unico Stato!" esclama uno di loro, entusiasta all'idea di un supergoverno centralizzato, un po' come una versione moderna dell'Impero Romano, ma senza la gloria, il coraggio o anche solo un minimo di visione strategica.
La proposta di Draghi sembra quasi il manifesto di un'Unione Europea che vuole trasformarsi in un Leviatano burocratico, privo di identità, ma pieno di regole, imposizioni e, naturalmente, nuove tasse. E guai a dissentire! L'Europa "unita" deve essere adorata come un dogma, anche quando dimostra tutta la sua inefficienza e il suo immobilismo davanti alle sfide globali.
Draghi, dal canto suo, non è nuovo a queste idee. Lui è l'uomo che ha salvato l'euro con il suo celebre "whatever it takes", ma che allo stesso tempo ha reso evidente un fatto: la sovranità economica delle nazioni europee è un concetto ormai estinto. Ora il suo nuovo obiettivo sembra essere quello di spegnere del tutto ogni residuo di indipendenza degli stati membri, imponendo una struttura politica e finanziaria sempre più centralizzata, come se Bruxelles avesse mai dimostrato di saper prendere decisioni rapide ed efficienti.
Pensiamo alla risposta europea alle grandi crisi del nostro tempo: mentre Stati Uniti e Cina si muovono con la velocità di un fulmine, l'UE riesce a malapena a mettersi d'accordo su quanti incontri fare per discutere della questione.
Un altro punto sollevato da Draghi riguarda la difesa. "Il sistema di difesa dell’Ue è una delle nostre diverse vulnerabilità". Nonostante l'Europa sia il terzo blocco mondiale per spesa militare, la sua capacità di proteggersi è praticamente nulla. In altre parole, spendiamo miliardi per un esercito che non esiste, con eserciti nazionali frammentati, incapaci di coordinarsi e, soprattutto, privi di un comando centrale degno di questo nome. Ma, ovviamente, la soluzione non è snellire la macchina burocratica: no, è centralizzare tutto ancora di più, così la prossima volta che servisse una risposta militare rapida, si potrà fare un’altra bella riunione per decidere come procedere.
E poi c'è la questione economica. Draghi propone di spendere tra i 750 e gli 800 miliardi di euro all'anno attraverso il debito comune per stimolare lo sviluppo. Fantastico! Altri miliardi di debito da spalmare su stati già in difficoltà, mentre i contribuenti continueranno a subire una tassazione sempre più asfissiante per coprire le follie dei burocrati. L'idea di un'economia solida, basata sul merito e sulla crescita reale, è ormai un concetto obsoleto per l'UE. Meglio stampare soldi, distribuire sussidi e poi meravigliarsi se la competitività dell'Europa crolla.
Nel frattempo, Cina e Stati Uniti avanzano a grandi passi, ridendo sotto i baffi mentre l'UE si impantana nei suoi stessi regolamenti. I cinesi investono miliardi in nuove tecnologie, costruiscono infrastrutture e colonizzano mercati emergenti. Gli americani, nonostante le loro crisi interne, rimangono leader dell’innovazione. E l’Europa? L’Europa discute di quote di genere nei consigli di amministrazione, di regolamentazione del packaging per ridurre la plastica e di come rendere le zucchine più eco-sostenibili.
Se l'UE volesse davvero "agire come un unico Stato", dovrebbe innanzitutto domandarsi se sia in grado di farlo. Al momento, sembra più una vecchia balena spiaggiata, incapace di reagire agli eventi globali. Eppure, Draghi e soci vogliono portarci sempre più in questa direzione, con un centralismo che soffoca le economie locali, distrugge le identità nazionali e trasforma il Vecchio Continente in un gigantesco ufficio statale senza anima.
La storia ha già visto esperimenti simili, sempre con la stessa pretesa: creare un ordine superiore, un modello ideale di governo, un sistema perfetto che mette in riga ogni nazione. Il risultato? Dai grandiosi imperi ai fallimenti più eclatanti, la realtà ha sempre presentato il conto. Le strutture troppo rigide si spezzano, quelle eccessivamente burocratiche collassano sotto il peso della propria inefficienza. E mentre a Bruxelles si illudono di poter amministrare un continente come fosse un Excel gigante, la vita reale presenta variabili imprevedibili, che nessun regolamento potrà mai governare del tutto. Ciò che Draghi e i suoi colleghi si ostinano a non capire è che non sarà mai un algoritmo a decidere il futuro delle persone. Peccato che, quando questo sogno di controllo totale andrà in frantumi, non saranno loro a pagarne le conseguenze, ma noi cittadini, come sempre.
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L'immagine di copertina è tratta dall'articolo de Il Giornale, disponibile a questo link,
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