Il futuro delle armi in Ucraina: traffico illegale e pericoli post-bellici
- Max RAMPONI
- 25 feb
- Tempo di lettura: 5 min

L’Ucraina è diventata il paradiso delle armi, una Disneyland bellica finanziata dai paesi della NATO con un entusiasmo che sfiora il delirio. Da quando la Russia ha deciso di invaderla nel febbraio 2022, un fiume di soldi e armamenti ha attraversato l’Atlantico e l’Europa per rifornire Kiev di ogni ben di Dio militare. Gli Stati Uniti hanno già scucito oltre 64 miliardi di euro in aiuti militari, mentre l’Unione Europea e i suoi membri hanno messo sul tavolo più di 47 miliardi. Una pioggia dorata di armi e munizioni che fa impallidire qualsiasi altro conflitto recente. E mentre i governi occidentali si affannano a giustificare questa corsa al riarmo ucraino con la retorica della libertà e della difesa della democrazia, una domanda resta senza risposta: cosa succederà a tutto questo arsenale quando la guerra sarà finita? Perché, lo dicono le statistiche, quando c’è un’eccessiva quantità di armi in circolazione, il problema non è più se finiranno sul mercato nero, ma quando e in che misura.
La lezione della storia è chiara: ogni volta che un paese viene inondato di armi, una parte di esse prende inevitabilmente strade poco raccomandabili. È successo in Iraq, dove gli armamenti statunitensi sono finiti nelle mani dell’ISIS. È successo in Afghanistan, dove dopo il ritiro occidentale i talebani hanno ereditato uno stock di armi degno di un esercito moderno. È successo in Libia, con un flusso incontrollato di armi che ha alimentato instabilità e gruppi terroristici in tutta l’Africa subsahariana. Ora è il turno dell’Ucraina, e chi pensa che la storia non si ripeterà è o un ingenuo o un bugiardo. Il paese è disseminato di sistemi d’arma avanzati: carri armati Abrams M1 e Leopard 2, missili Javelin, lanciarazzi HIMARS, droni Bayraktar TB2, sistemi di difesa aerea Patriot e IRIS-T. Per non parlare delle tonnellate di fucili d’assalto, pistole, mitragliatrici e munizioni. Un’abbondanza tale che nemmeno i militari ucraini sanno più dove metterle. E come sempre accade in questi casi, quando la guerra rallenterà e il bisogno urgente di questi armamenti diminuirà, la tentazione di "monetizzare" parte di questo arsenale diventerà irresistibile per molti.
Non serve essere esperti di geopolitica per capire che un paese devastato da anni di guerra, con un'economia in ginocchio e centinaia di migliaia di combattenti armati e senza impiego, rappresenta il brodo di coltura perfetto per il traffico d’armi. Europol già nel 2022 aveva lanciato l’allarme, prevedendo che una parte degli armamenti inviati all’Ucraina avrebbe potuto prendere vie traverse e finire nelle mani della criminalità organizzata internazionale. Ed è esattamente ciò che sta per accadere. Dopotutto, un fucile d’assalto moderno di quelli inviati dagli Stati Uniti può essere rivenduto nel mercato nero per meno di 2.000 dollari. Un missile Javelin, capace di distruggere un carro armato, può finire nelle mani sbagliate per una frazione del suo valore originale. E se qualcuno pensa che i mafiosi russi, i cartelli della droga sudamericani, le gang europee o i jihadisti del Medio Oriente non siano già all’opera per mettere le mani su questi gioielli tecnologici, è un illuso.
Il traffico illegale d’armi post-bellico non è una teoria del complotto, è un business consolidato. La differenza è che questa volta le armi in gioco sono le più avanzate mai circolate in un teatro di guerra così apertamente sostenuto dall’Occidente. Non si tratta di vecchi Kalashnikov arrugginiti, ma di droni di ultima generazione, missili di precisione e sistemi antiaerei sofisticati. E il problema è che, quando questi arsenali iniziano a essere smistati nelle reti criminali, non si sa mai dove andranno a finire. Si vendono al miglior offerente, senza distinzioni tra narcos messicani, paramilitari africani o jihadisti in Siria. E il giorno in cui un missile Patriot o un HIMARS finirà nelle mani sbagliate e verrà usato contro obiettivi occidentali, tutti si chiederanno improvvisamente: com’è potuto accadere?
La risposta è che sarebbe potuto accadere solo perché nessuno ha voluto affrontare il problema fin dall’inizio. I governi occidentali parlano di "controllo" e "monitoraggio" degli armamenti inviati, ma la realtà è che, una volta che un’arma lascia la fabbrica e viene spedita in una zona di guerra, nessuno ha più il controllo su di essa. Si potrebbe iniziare subito un programma di recupero e smaltimento delle armi in eccesso, si potrebbe organizzare un meccanismo internazionale di tracciabilità e si potrebbe rafforzare la sicurezza alle frontiere per limitare il traffico illecito. Ma farlo significherebbe ammettere che il problema esiste, e questo è qualcosa che né Washington né Bruxelles sembrano disposti a fare. Meglio ignorare il problema, lasciare che si accumuli fino a quando non diventerà un'emergenza e poi fingersi sorpresi quando la prossima crisi sarà scoppiata.
La fine della guerra in Ucraina non coinciderà con la fine dei problemi legati alle armi. Al contrario, potrebbe essere l’inizio di una nuova fase di instabilità. Kiev dovrà fare i conti con migliaia di combattenti disarmati e senza futuro, che potrebbero facilmente trasformarsi in trafficanti o mercenari. I paesi vicini dovranno affrontare il rischio che le loro frontiere diventino punti di snodo per il contrabbando di armi. E l’Europa, che oggi sostiene l’Ucraina con ogni mezzo possibile, potrebbe trovarsi domani a dover gestire un’esplosione di criminalità alimentata proprio da quelle stesse armi che ha inviato con tanto entusiasmo.
L’Ucraina aveva bisogno di aiuti per difendersi, su questo non c’è dubbio. Ma nessuno ha pensato a quello che accadrà dopo. E quando le strade di Berlino, Parigi e Roma inizieranno a riempirsi di criminali armati con equipaggiamenti di ultima generazione, quando un drone di provenienza ucraina colpirà un obiettivo civile, quando un missile anticarro finirà in un arsenale jihadista, qualcuno si ricorderà che forse, solo forse, sarebbe stato il caso di porsi certe domande prima.
Ma allora sarà troppo tardi.
Fonti:
Ecco le fonti utilizzate per l'articolo, complete di dettagli e link:
Ukraine Support Tracker dell'Istituto per l'Economia Mondiale di Kiel: Questo tracker monitora e quantifica gli aiuti militari, finanziari e umanitari forniti all'Ucraina dai governi occidentali dal 24 gennaio 2022. Copre 41 paesi, inclusi gli Stati membri dell'UE, altri membri del G7 e nazioni come Australia, Corea del Sud, Turchia, Norvegia, Nuova Zelanda, Svizzera, Cina, Taiwan, India e Islanda.
Articolo di Wired Italia: "Ucraina, tutte le armi fornite dagli Stati Uniti": Questo articolo dettaglia gli armamenti forniti dagli Stati Uniti all'Ucraina dall'inizio dell'invasione russa, includendo oltre 104 milioni di munizioni leggere, quasi 2000 sistemi antiaerei portatili Stinger e un numero imprecisato di munizioni per i lanciarazzi multipli HIMARS.
Articolo di Wired Italia: "Tutte le armi che gli alleati hanno inviato all'Ucraina": L'articolo offre una panoramica degli armamenti inviati all'Ucraina dai paesi alleati, tra cui droni turchi Bayraktar TB2, missili antinave Harpoon, lanciamissili Javelin e lanciarazzi HIMARS.
Articolo de La Nuova Bussola Quotidiana: "Quali e quante armi l'Italia ha fornito all'Ucraina": Questo articolo fornisce dettagli sulle armi inviate dall'Italia all'Ucraina, tra cui missili antiaerei portatili Stinger, mitragliatrici, mortai da 120 mm, lanciatori Stinger, mitragliatrici M2 Browning e MG con relative munizioni, oltre a equipaggiamento non letale come razioni K, radio, elmetti e giubbotti antiproiettile.
Articolo di Statista: "The Countries Sending the Most Aid to Ukraine": Questo articolo presenta dati tratti dall'Ukraine Support Tracker dell'Istituto per l'Economia Mondiale di Kiel, mostrando come il flusso di aiuti all'Ucraina sia costante e come i governi del Regno Unito e della Germania stiano contribuendo significativamente al supporto bellico ucraino.
Articolo de Il Sole 24 Ore: "Armi dall'Italia all'Ucraina: cosa sappiamo finora (e cosa potremmo sapere)": Questo articolo discute le forniture di armi dall'Italia all'Ucraina e le considerazioni politiche e strategiche correlate.
Queste fonti sono state utilizzate per raccogliere informazioni dettagliate sugli aiuti militari e finanziari forniti all'Ucraina, nonché sulle specifiche tipologie di armamenti inviati dai paesi alleati.
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